Jean Gaumy nelle collezioni del Museo Mallé di Dronero

Agosto 27, 2025

A Jean Gaumy, fotografo, accademico di Francia  con Salgado, dobbiamo immagini memorabili della vita sui pescherecci da traino nell’Atlantico, nell’Iran ai tempi della rivoluzione khomeinista, nel Giappone dell’esplosione della centrale di Fukujhima, sui fari in alto mare, nelle carceri e a bordo di un sommergibile nucleare francese. 

E dobbiamo, in  “D’Après Nature”, numerosi  scatti in bianco e nero realizzati nelle valli del Piemonte (Valli occitane) e dei Pirenei francesi.
”D’Après Nature” è un documento del tempo geologico, una storia evolutiva da cui l’essere umano è intenzionalmente escluso.

Ho conosciuto Jean (mio coetaneo) sul finire del 2005. A quell’epoca la Regione Piemonte lo chiamò con altri fotografi dell’Agenzia Magnum a realizzare una mostra sul Piemonte in occasione delle Olimpiadi invernali del 2006. Mi venne chiesto di fargli da scout: accompagnarlo a scoprire  luoghi che, sentite le sue intenzioni, potevano costituire, ai suoi occhi e nella sua poetica, soggetti interessanti.

Lavorammo parecchi giorni assieme. Io lo portavo sui luoghi e Jean, silenzioso, guardava, studiava i paesaggi, la luce, di tanto in tanto un clik (pochi), mentre io lo osservavo, incuriosito, o dormivo accovacciato come un animale sotto una roccia. Capitava di tornare dalle nostre spedizioni senza che Jean avesse scattato. Ci tornava il giorno dopo, con la luce giusta e lo sguardo pulito.

Gli fui guida nelle valli Po, Varaita, Maira, Grana, Stura. Diventammo amici; gli feci conoscere i miei amici valligiani: Cecco Dematteis, Barbara Martino…  Da quella volta tornò spesso a Ostana. Progettammo un festival di film sui sommergibili. Io reduce dal film “Medusa  – storie di uomini sul fondo”. Lui dai quattro mesi trascorsi su un sottomarino nucleare francese. Non se ne fece nulla. In seguito, venne per due edizioni della Baìo di Sampeyre, quella del 2012 e quella del 2017. Fotografò, soprattutto la Baìo di Rore e quella di Becetto.

Jean è un uomo timido, e noi gli fummo sodali. Lo presentammo ai “nostri”; trascorremmo assieme molte serate. Venne poi a trovarmi con sua moglie Michelle. Quindi ci invitò alla cerimonia dell’Académie: Jean Gaumy consacrato accademico di Francia! Una delegazione della Val Varaita: Cecco e la moglie Anna, Barbara, io e mia moglie Leda nel tempio della cultura d’Oltralpe! La sera festeggiamo assieme.

Alcuni anni fa, Jean mi fece parte di un’idea:  un lascito di sue fotografie a un’istituzione culturale delle Valli che garantisse continuità. Ci ragionai a lungo. Convenni che l’istituzione più adatta fosse il Museo Mallé di Dronero, diretto da Ivana Mulatero. Furono interessati la Fondazione della Cassa di Risparmio di Cuneo e il Comune di Dronero che sostennero concretamente l’iniziativa.

Ora l’accordo è fatto. A novembre il lascito Jean Gaumy, segno della sua amicizia per noi e della suo interesse per le comunità delle Valli occitane, sarà inaugurato al Museo Mallé. Chi  è interessato tenga d‘occhio il calendario del Museo. Jean scenderà a Dronero da Fécamp, la città sul Mare del Nord dove vive,  per presenziare all’inaugurazione. Ci saremo anche noi, i suoi amici delle Valli. Da parte mia con la soddisfazione (e l’orgoglio) di avere reso fruibile l’opera di un grande fotografo in una delle nostre più prestigiose istituzioni culturali.

CHI SONO

Amo sentire raccontare le storie. Per questo motivo sono diventato documentarista e sceneggiatore di film lungometraggi. Qualcuno ricorderà "Il vento fa il suo giro" candidato al Premio David di Donatello per la migliore sceneggiatura e "Un giorno devi andare", regia di Giorgio Diritti. Collaboro con Aranciafilm, Graffitidoc e Nefertiti Film per lo sviluppo di progetti, soggetti, sceneggiature e regie. Ho co-fondato "L'Aura", scuola di cinema di Ostana, nel villaggio di fronte al Monviso in cui vivo. Coltivo l’orto a 1350 metri di quota; raccolgo cavoli, zucchine, porri, insalata, bietole, carote. Zucchine, soprattutto.

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