Jean Gaumy | Fotografo, Accademico di Francia al Museo Mallé di Dronero
Novembre 17, 2025
Inaugurata mercoledì 13 novembre, la mostra “Baìo e Montagna” costituisce il lascito di sue fotografie al Museo. Rimane aperta fino al 26 gennaio.
Sono esposti 44 scatti sul territorio delle Valli occitane, di cui 14 in bianco e nero sul paesaggio delle vallate alpine e 30 a colori della festa tradizionale della Baìo, con alcuni costumi e video concessi dal Museo storico-etnografico di Sampeyre.
La mostra, promossa da Fondazione Crc e dal Museo di Dronero, nell’ambito del progetto “Donare”, ripercorre le tappe dei reportages di Gaumy nelle Valli occitane tra il 2003 e il 2017, con il supporto dei testi critici di Fredo Valla.
Hanno collaborato all’allestimento Cecco Dematteis, Barbara Martino e Yalmar Destefanis
Risale al 2005 l‘incontro di Jean Gaumy con le Valli occitane. L’occasione venne con le Olimpiadi invernali del 2006. La Regione Piemonte affidò ad alcuni fotografi dell’Agenzia Magnum il compito di raccontare la Regione nei suoi aspetti umani, culturali, artistici, fisici, economici, per una mostra destinata ad essere esposta in vari paesi. Ogni fotografo scelse il tema che sentiva più affine alla propria poetica. Jean Gaumy scelse la Montagna e a me fu chiesto di fargli da scout. Non sapevo nulla di Jean. Soltanto in seguito venni a conoscenza del suo lavoro e cominciai a sfogliare i suoi libri e ad addentrarmi nel suo archivio. Vi trovai l’oceano feroce dei pescherecci nell’Atlantico, la rivoluzione khomeinista in Iran, il mondo delle carceri, la vita nei fari a miglia dalla costa. Immagini memorabili, a cui in seguito si aggiunsero quelle dell’esplosione della centrale nucleare di Fukujhima in Giappone e i mesi trascorsi a bordo di un sommergibile nucleare francese. Con Jean mi si aprì un mondo o per meglio dire mutò il mio sguardo. Abituato com’ero a fotografi che da ogni uscita se ne tornavano con un bottino di click, vissi l’esperienza di un fotografo artista dal click consapevole. Si partiva al mattino per le montagne. Sentite le sue intenzioni, lo accompagnavo a scoprire luoghi che immaginavo coerenti alla sua poetica. Lavorammo parecchi giorni assieme. Jean, silenzioso, guardava, studiava: i paesaggi, la luce, di tanto in tanto un clik (pochi). Io lo osservavo, e quando il sopralluogo mi pareva andare per le lunghe dormivo accovacciato come un animale sotto una roccia. Capitava di tornare dalle nostre spedizioni senza un apparente bottino. Jean ci tornava il giorno dopo con la luce giusta e lo sguardo pulito. Diventammo amici, gli feci conoscere le mie care Valli occitane. Si innamorò delle Baìe di Sampeyre. Amava la cultura occitana, gli ricordava i suoi antenati, benché da tempo vivesse sul Mare del Nord. A quelle campagne fotografiche dobbiamo il ciclo “D’après Nature”, in bianco e nero. E dobbiamo le foto delle Baìe del 2012 e del 2017.

Foto: Yalmar Destefanis
Jean Gaumy è del 1948. Come me, è un uomo timido. Forse anche per questo ci scoprimmo sodali. Lo presentai ai miei amici delle Valli; trascorremmo assieme molte serate. Quando fu consacrato Accademico di Francia, Jean ci invitò alla cerimonia dell’Académie. Partì una delegazione dalla Val Varaita. La sera festeggiamo assieme. Alcuni anni fa, Jean mi fece parte di un’idea: un lascito di sue fotografie a un’istituzione culturale delle Valli. Ci ragionai a lungo. Convenni che l’istituzione più adatta fosse il Museo Mallé di Dronero, diretto da Ivana Mulatero. Furono coinvolti la Fondazione della Cassa di Risparmio di Cuneo e il Comune di Dronero. Ora la mostra è qui. Il lascito Jean Gaumy, è segno tangibile della sua amicizia per noi che l’abbiamo accolto e del suo interesse per le Valli occitane. Da parte mia, non lo nascondo, c’è la soddisfazione e l’orgoglio di avere reso fruibile l’opera di un grande fotografo in una delle nostre più prestigiose istituzioni culturali.
Fredo Valla



Chi lo desidera può chiedere il fascicolo di presentazione della mostra al Museo Mallé di Dronero o alla Fondazione della Cassa di Risparmio di Cuneo
BIOGRAPHIE
Né en août 1948 à Royan Pontaillac (Charente-Maritime), France, Jean Gaumy travaille à l’agence Viva avant de rejoindre Gamma, en 1973, à la demande de Raymond Depardon.
En 1975, il entreprend deux travaux approfondis sur des sujets jamais abordés auparavant en France : le premier, “L’Hôpital”, publié en 1976 ; le second, “Les Incarcérés”, sur les prisons françaises, publié en 1983 avec des extraits de son journal personnel écrit à la première personne.
En 1977, Jean Gaumy rejoint Magnum.
En 1984, il réalise son premier film “La Boucane”, qui est nominé aux Césars en 1986 pour le meilleur documentaire. La même année, il entame un cycle de voyages hivernaux à bord de chalutiers dits “classiques”, qui se poursuivra jusqu’en 1998 et aboutira à la publication en 2001 de “Pleine Mer”.
Il effectue de nombreux voyages en Iran pendant la guerre avec l’Irak de 1986 à 1997.
En 1987, il réalise le film “Jean-Jacques”, deux années de reportage sur la ville d’Octeville-sur Mer, où il a vécu, à travers le regard de Jean-Jacques, considéré à tort comme “l’idiot du village”.
En 1994, il réalise son troisième film “Marcel, prêtre”, tourné à Raulhac, Cantal, et en Auvergne sur plusieurs années.
Jean Gaumyreçoit le Prix Nadar en 2001 et 2010.
Depuis 2005, il effectue des repérages et des tournages pour le film “Sous Marin”, passant quatre mois sous l’eau à bord d’un sous-marin nucléaire d’attaque.
Il est peintre officiel de la Marine depuis 2008 et membre de l’Institut de France- Académie des Beaux Arts depuis 2016.
Ses nombreuses œuvres sur l’enfermement humain sont associées à une approche photographique plus contemplative ces dernières années. En 2008, il entame un travail de reconnaissance photographique qui le mène des mers arctiques aux terres contaminées de Tchernobyl en Ukraine. Parallèlement, pour le même projet, il commence une série de paysages de montagne et, en 2010 et 2011, il se trouve à bord de l’un des derniers navires dédiés à la dissuasion nucléaire.
Jean Gaumy vit à Fécamp, en Normandie, France, depuis 1995.






